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In questo terzo capitolo, Dragan legge un testo scritto da suo padre Pavel che parla della normalità

Rileggiamolo per avere uno spunto da cui trarre una riflessione. Avete la possibilità di commentare in fondo alla pagina. Mi piacerebbe molto conoscere la vostra opinione.

Non essere normali vuol dire svegliarsi al mattino e indossare un vestito bianco che gli altri, quelli normali, vedono nero. All’inizio ti sforzi e cerchi di capire perché. Perché gli altri vedono un colore diverso dal tuo? Ti guardi allo specchio e strizzi gli occhi nella speranza di percepire la stessa cromia, vorresti avvicinarti al pensiero della gente che ti osserva con diffidenza ma è tutto inutile. Vedi bianco. Così, non potendo passare la vita a cercare di vedere le cose in modo diverso da come te lo propongono i tuoi occhi, ti rassegni alla diversità come se fosse un difetto di fabbrica. Sei un fottuto pazzo? No, sei te stesso.”

LA FOLLIA COME POSSIBILITÀ DI SALVEZZA

Secondo Luigi Pirandello la follia può essere un mezzo per sfuggire alla condizione frustrante che la società ci impone: una possibilità per salvarsi. Infatti, rappresenta un mezzo con cui un uomo può evadere dagli schemi per ritrovare il contatto con la natura, riscoprendo se stesso e riconquistando la gioia di vivere, lontano da una trappola societaria artificiosa e mendace che ci costringe a essere come pecore che viaggiano nella stessa direzione.

Essere folli, potrebbe significare essere se stessi, non indossare una maschera.
L’uomo è una maschera. Un personaggio intrappolato dalle convenzioni sociali per le quali ha compromesso tutte le sue pulsioni vitali.

Essere folli non è mai stato facile!

Il regime fascista istituzionalizzò la violenza e l’uso dei manicomi. Uno strumento di controllo per modellare a proprio piacimento le personalità di uomini e donne togliendo loro la possibilità di pensare in modo diverso. Chi aveva delle idee contrapposte al modello fascista veniva rinchiuso e, secondo la loro idea, rieducato. Le donne venivano giudicate madri inadeguate e ribelli perché incapaci di controllare le proprie pulsioni sessuali, rinchiuse nei manicomi perché lontane dall’idea fascista secondo la quale ogni donna doveva essere sposa e madre esemplare.

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