I pensieri ci rendono schiavi.
“Non trasformare i tuoi pensieri nelle tue prigioni”
W. Shakespeare
Ho smesso di fumare quando ho capito che riflettere mi stava uccidendo. Proprio così… Non era il fumo a causarmi malessere ma i pensieri che associavo al “momento sigaretta“.
Pensieri compulsivi. Una fitta ragnatela che genera ragionamenti in ogni momento della giornata. Una trappola mentale costruita con dedizione da esperienze che, nel tempo, hanno procreato finte consapevolezze, convinzioni irrazionali che vanno a nozze con una distorta visione della realtà. Premeditata. Immaginaria. Falsa.
L’unica certezza che abbiamo: Il momento presente
Così, ti ritrovi a vivere l’unica certezza che hai nella vita, e cioè il momento presente, rinchiuso in un bunker di ansia e stress, per proteggerti da un futuro preoccupante costruito attraverso ragionamenti che amalgamano esperienze passate, retaggi culturali e luoghi comuni.
Tutto ciò ti costringe a rimanere immobile davanti uno schermo che proietta solo immagini distorte.
I pensieri ci rendono schiavi: sono un limite alla vita
Impulsi che scaricano alta tensione quando tenti di uscire dagli schemi, quando superi la zona comfort che in realtà è molto più simile a una gabbia mentale. Ti muovi come un criceto sulla ruota, un luogo “sicuro”. Hai le stesse amicizie da una vita. Percorri sempre la stessa strada. Compri le stesse cose al supermercato. Vivi con la stessa persona per tutta la vita e, per tutta la vita, ti lamenti sempre delle stesse cose: un rimuginare che logora la psiche.
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LA MANIPOLAZIONE DELL’ANIMA
Come farebbe Marzullo, ti fai delle domande e ti dai delle risposte
Col passare del tempo ti identifichi con la mente e diventi i tuoi pensieri. Ti costringi a trovare degli alibi per confermare l’ipotesi: rimanere a girare sulla ruota è la cosa giusta da fare. Un’autoconvinzione che ti serve per evitare di metterti in gioco.
Fare qualcosa di inusuale, venire allo scoperto e oltrepassare un limite sarebbe come riconsegnare alla natura un leone cresciuto in gabbia; un animale destinato a morire.
Poi qualcosa rompe l’equilibrio che credi di avere: i pensieri ci rendono schiavi ma la tua anima si ribella
Una scossa emozionale, un sisma. Segnali di un organismo che non crede alle leggi della mente ma vuole dare spazio alle emozioni dell’anima, quelle che stai tenendo all’ombra di un passato che non esiste più, le stesse che dai in pasto, quotidianamente, a ipotetici ragionamenti che ti consentiranno, un giorno, di vivere meglio. Ma non oggi. Non adesso. Quindi aspetti. Pensiero dopo pensiero. Pippa mentale dopo pippa mentale. Costruisci la tua identità pensando e rimani in attesa mentre la vita ti scorre alle spalle.
Le scosse del sisma si fanno sempre più forti. Si tramutano in ansia. Stress. Depressione
Ti senti a disagio, inadeguato. Prurito su tutto il corpo. Attacchi di panico. Mal di testa. Irritabilità. Ti senti Apatico. Cambi di umore. Ti stanno tutti sul cazzo! Sei depresso. Insoddisfatto. Deluso.
Le capacità innate che possiedi per emozionarti ed essere felice sono rimaste in cantina a invecchiare insieme al vino che ti vorresti scolare per non pensare, ma non lo fai! Non è mai il momento giusto per aprirlo e gustarlo. Aspetti.
Per spegnere il cervello hai bisogno di qualcosa che ti stimoli, hai continuamente la necessità di cambiare le cose. Non c’è niente che vada bene, niente che possa essere apprezzato così com’è! Spendi un capitale per beni materiali assolutamente inutili e sogni guardando i film perché non riesci a essere protagonista della tua vita. Cerchi qualcosa che ti faccia sentire vivo perché, in realtà, non lo sei! Stai vivendo una vita pensata. Ragionata. Non sai più cos’è l’istinto. Oscuri le sensazioni. Ti sei identificato con la mente.
Smetti di pensare e comincia a vivere
Immergiti in qualcosa che ti incuriosisce senza giudicare, senza premeditare un possibile epilogo, senza incertezze: LA CURIOSITÀ DEVE VINCERE LA PAURA. Vivi un momento, un’ora, un giorno in modo intenso ed emozionante uscendo fuori degli schemi. Smetti di pensare e comincia fare, senza alcuna voglia o desiderio di cambiare le cose e, soprattutto, senza quella convinzione che ti fa credere di essere responsabile di ciò che accadrà… È la vita a scegliere.
Sulle Ande, le popolazioni guardano al passato e al futuro in modo inverso
Il futuro non è guardare avanti ma dietro, alle nostre spalle. Oggettivamente, il domani rappresenta qualcosa che non possiamo vedere perché, semplicemente, non si è ancora manifestato. Il passato, invece, è davanti a noi. Possiamo vederlo. Rievocarlo. E proprio attraverso di esso, e cioè per mezzo della proiezione di esperienze vissute, che immaginiamo il nostro futuro.
La vita è adesso
Non è soltanto il titolo di una celeberrima canzone di Claudio Baglioni che sentivo cantare a squarcia gola da mia madre al mattino mentre sbrigava le faccende domestiche ma è una frase che contiene un concetto molto semplice, talmente ovvio che finisce per sfuggire alle nostre menti troppo radicate al passato e costantemente proiettate al futuro.
Rievocare il passato e immergersi nei colori di un tempo può riempire di emozioni, nostalgie. Farsi accarezzare dai ricordi, condividerli, può donare un’aura speciale a una giornata qualunque ma non può trasformarsi in una modalità per vivere il presente pensando.
L’esperienza insegna? O condanna?
Anche le brutte esperienze, quelle delle cicatrici che portiamo addosso, non possono essere sempre un termine di valutazione. Non ci consentono di aprirci al nuovo e ci porteranno ad osservare le nuove occasioni come una proiezione di ciò che è accaduto. Così facendo, sbatteremo la porta in faccia alle opportunità e, semplicemente, sceglieremo di non vivere, limitandoci a guardare dalla finestra cosa c’è fuori con la convinzione che l’esperienza ci abbia insegnato anziché condannato.
Allo stesso modo, progettare un futuro migliore, sognare a occhi aperti, ci regala emozioni che si tramutano in uno stimolo emotivo che ci spinge ad alzarci presto al mattino con la voglia di fare, ma proiettarci costantemente su ciò che accadrà domani, dopodomani e dopodopodomani, può diventare una modalità per sfuggire continuamente da un presente che non ci soddisfa ma che, di fatto, è l’unica realtà che stiamo vivendo. L’unica che possiamo vivere. Perché, si sa, la vita è adesso.
Roberto Puccio
Tratto dal libro IL POTERE DI ADESSO di Eckhart Tolle
(puoi ascoltare l’audiolibro qui)
Non essere capaci di smettere di pensare è un male terribile ma non ce ne rendiamo conto perché quasi tutti ne soffrono, per cui è considerato normale. Questo rumore mentale incessante vi impedisce di trovare quel regno di quiete interiore che è inseparabile dall’Essere. Esso crea anche una falsa identità mentale che getta un’ombra di paura e sofferenza.
Pensare è diventata una malattia, e la malattia si sviluppa quando c’è uno squilibrio. Voi non siete la vostra mente.
L’identificazione con la mente crea uno schermo opaco fatto di concetti, etichette, immagini, giudizi e definizioni che blocca ogni vero rapporto interpersonale, si frappone fra te e la tua interiorità, fra te e il prossimo, fra te e la natura fra te e Dio.
Nel momento in cui inizi ad osservare la parte di te che pensa, dissociandoti dalla mente, si attiva un livello superiore di consapevolezza, comprendi che esiste un vasto regno di intelligenza oltre il pensiero e che quest’ultimo è solo un aspetto minore. Comprendi anche che le cose che contano davvero come la bellezza, l’amore, la creatività, la gioia, la pace interiore, sorgono al di là della mente.
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