Claudio, il mio migliore amico, finalmente sta per recitare la sua promessa matrimoniale
La chiesa, gremita di persone, risplende fra luccichii e fiori. L’altare incornicia gli sposi: sono bellissimi. Complici. Sorridenti. Lui le prende la mano, e nel silenzio riecheggiante della navata, col crocifisso che vigila dall’alto e tutti i santi al cospetto, è pronto a dichiararle la sua promessa matrimoniale.
Fermi un attimo! Siamo sicuri sia il caso di pronunciare certe parole?
Recitare una promessa matrimoniale è un po’ come recitare il copione di una favola
“Con la grazia di Cristo prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita… finché morte non ci separi.”
Non si scappa. Veramente Claudio sta promettendo tutto questo davanti a Dio? Se lo fa con questa leggerezza vuol dire che, lui per primo, non ci crede. Non crede a quello che dice e, probabilmente, non crede in Dio.
Amarti e onorarti
Queste due parole, insieme, fanno paura! Vuol dire che l’amore, da solo, non basta. Infondo lo abbiamo già sperimentato. L’amore finisce. Magari si trattava solo di una lunga infatuazione dovuta all’estrema facilità con cui all’inizio di un rapporto ci si traveste di ciò che non si è, assumendo sembianze camaleontiche per seppellire ogni traccia di difetto. Finché dura crediamo sia per sempre; e poi? Poi semplicemente si torna alla realtà.
Ma cosa vuol dire onorare?
Mi ricorda un comandamento: “Onora il Padre e la Madre”. Ossequiare. Rispettare. Venerare.
Ora, finché si parla del padre e della madre, si può fare, considerando che sono persone che in genere ti danno amore in maniera incondizionata (escluso i genitori che risultano tali sulla carta ma poi si fanno i cazzi loro trattandoti come se fossi stato tu a decidere di venire al mondo). Ma il proprio partner? Davvero si può ONORARE FINO ALLA MORTE? Cioè, chi l’ha scritta questa promessa? È fattibile?
Prima di pronunciare la promessa matrimoniale davanti a Dio e a tutte quelle persone che ti stanno maledicendo perché gli sei costato 500/1000 euro di regalo in busta, più la spesa per vestire tutta la famiglia con abiti che si metteranno, forse, a un’altra cerimonia, rischiando di essere immortalati e riconosciuti con gli stessi capi negli album fotografici, guardati intorno; sei in una chiesa. Avevi dimenticato che si chiamasse così questo luogo? Da quanto non entravi in una chiesa? Dalla tua comunione? Già, e probabilmente ci entrerai ancora due volte nella vita: per il battesimo e la comunione dei tuoi figli.
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LA MANIPOLAZIONE DELL’ANIMA
D’altronde, siamo tutti un po’ “cattolici non praticanti“
Ma che cazzo vuol dire? È come dire sono juventino ma non vado allo stadio? Non capisco. Ho cercato di approfondire l’argomento e ho trovato qualcosa di interessante. Ecco il link
“No, perché io credo che ci sia qualcosa ma la chiesa non mi rappresenta”. Scusate ma continuo a non capire! Quello che vedo io è una mancanza totale di rispetto. Un’assenza di percorso spirituale. Un interesse immotivato, riversato, solo ed esclusivamente, alla facciata che rappresenta quel giorno. Un’apparenza laboriosamente adornata di vestiti, cibo e regali. A chi stiamo prendendo per il culo?
Lascia perdere Claudio, non pronunciare quelle parole
Ventiquattro ore fa eravamo insieme a ficcare con la spogliarellista e ora reciti una promessa matrimoniale?
Veramente sei convinto che sia stata la tua ultima bravata? Mi sembra l’atteggiamento di un ragazzino che dopo essersi masturbato promette a se stesso di non farlo più; non ha ancora capito che passerà la vita con l’uccello in mano.
Credi veramente di essere meglio degli altri e di poter rispettare quelle parole? O lo fai perché è un passo dovuto; il sogno che non vuoi negare alla tua donna; il giorno più bello della tua vita! Già… e gli altri giorni?
Tanto poi, eventualmente, ci si separa
Lo fanno tutti. Ormai è normale. No; non lo è. Credo che ci voglia più rispetto per le parole, per le promesse, per il luogo sacro in cui ci si sposa. Altrimenti, bisogna che la chiesa si aggiorni. D’altro canto, saranno passati un po’ di anni da quando si pronuncia sempre la stessa tiritera… Bisogna cambiare giuramento.
Io, la promessa di matrimonio, la riscriverei così…
PROMESSA MATRIMONIALE (CONCRETA)
Con la grazia dei parenti che hanno fatto colletta permettendoci di offrire con i loro soldi e con la speranza che tu sia realmente ciò che mi è sembrato di capire, cercherò di esserti fedele, dal giorno dopo l’addio al celibato e negli anni a seguire, finché me la darai e non ci sarà un reale motivo per cercarla da un’altra parte.
Proverò ad amarti, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e se l’amore passerà, proverò almeno a rispettarti, perché la vita è imprevedibile, e il disegno che abbiamo progettato con tanta cura, magari, dovrà essere rivisto, cancellato, ridisegnato.
Se dovesse capitare, nostro mal grado, ci separeremo. Con prestiti e finanziarie, contribuiremo a mantenere alti gli introiti medi mensili degli avvocati e dei notai che ci seguiranno, lasciando scegliere a loro, questa volta, le parole giuste da recitare.
Se avremo già dei figli, mi impegnerò a frantumare nel modo più delicato possibile la campana di vetro in cui gli abbiamo fatto credere di poter vivere, dopodiché, li alleveremo a turno, nel modo più consono, spiegandogli che le promesse vanno elaborate, centellinate e rispettate, perché per ogni promessa data c’è sempre un prezzo da pagare.
Roberto Puccio
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mah, così a braccio, hai detto cose molto veraci. Sai che mi domando, e ne conosco ma pochi, come si fa a stare insieme dall’età dei tredici anni, età nella quale si sono conosciuti, a tutt’oggi che sono avanti con l’età. Lo ripeto, sono pochissime coppie ma esistono. Cosa li fa stare insieme, qual è il collante secondo te? Avranno scoperto la pietra filosofale e non lo dicono. Esempio che mi tocca da vicino sono i miei genitori ormai andati con Manitou. Lo ammetto, in molti ma molti staranno insieme per consuetudine. Specie il maschio che pensa alla minestra calda, alla camicia stirata, dentro casa non ci piove e non fa freddo, ai parenti che direbbero, molto giustamente ai figli innocenti dei nostri sbagli ecc ecc ecc
Ciao Alberto e grazie per il tuo intervento. Proprio così! Una coppia di amici miei (probabilmente leggeranno quanto segue) ne è l’esempio. Stanno insieme da quando lei aveva 13 anni; lui 16. Certamente, una componente fondamentale che li lega, oltre l’amore, è la consuetudine. Secondo me il loro amore si è veramente trasformato in un legame che va oltre quello di una “coppia”. I componenti di questo genere di legame, a mio avviso, non potrebbero mai immaginare la loro vita senza l’altro, presente da sempre, come fosse un parente. Per certi aspetti li invidio: bisogna avere un certo tipo di carattere. Credo che il loro amore sia fondato su piccole cose, semplici ed essenziali, che riescono a concedersi senza troppa fatica. Ovviamente, sono una rarità!
Caro Robi, è un bell’ argomento quello che hai proposto! Premetto in testa di non essere credente o per meglio dire, credo a delle cose ed a modo mio..
lasciando stare questo, penso che un tempo era reale questa promessa, parlo di quegli individui che oggi sono nonni ma ahimé, oggi sembra solo il solito spettacolino da teatro di periferia perché guardandoci indietro sicuramente ognuno di noi conosce una di queste COPPIE, che hanno vissuto davveto gioie ed inferni ma tutto questo ha solo rinsaldato il loro legame… Perché? perché il troppo che si ha oggi come in una malefica equazione matematica diventa il nulla? Perché siamo diventati tutti molto bravi a giudicare ed all’atto pratico dovremmo vergognarci di noi stessi? Perché molti di noi non sono più in grado di prendersi cura di una pianta o di preparare un pranzo?
Perché, da cosa dipende? Credo si tratti sempre di equilibrio. Credo che ogni essere umano, in qualsiasi periodo storico deve costantemente cercare prima quello della propria persona come individuo (ed è stato sempre difficile) per poi interagendo con un altro individuo frne di due uno soltanto, perché coppa, paio… Sono sempre 2! A guarda il telefono a B perché forse B sta trascurando A.. , anche involontariamente attenzione! Ma resta il fatto che quando A e B decisero di essere partner avevano un obiettivo comune: riuscire a mantenerci assieme in equilibrio su quella tavola da surf sul mare della vita, questo mare cambia, muta, ma assieme dobbiamo lavorare per restare su quella tavola.
Difficilissimo!
Hai toccato due punti fondamentali. Il primo riguarda l’evoluzione della coppia. Un tempo era più semplice, meno da fare, ci si accontentava, l’uomo e la donna avevano un ruolo preciso e ognuno, volente o nolente, stava al suo posto. Il risultato era, comunque, stare insieme nella buona e nella cattiva sorte, a prescindere dalle aspettative tradite, e quindi nel rispetto della promessa fatta. Il secondo punto che hai toccato è l’equilibrio. Proprio vero, lo credo anch’io: bisogna ricercare se stessi prima di tutto. Credo che l’errore comune sia “cercare una persona che ci completi”, una persona di cui “hai bisogno”, per colmare un vuoto. Paradossalmente, dovremmo creare un rapporto quando non c’è un effettivo bisogno ma solo il desiderio di arricchirsi e condividere. È un controsenso? Un bacio!
La promessa riformulata non aderisce completamente al mio pensiero. Non so se valga per tutti (uomini e donne comprese), ma credo che il sesso non sia l’unico punto fondamentale in un rapporto. Importante sì, tanto, ma il ‘se me la dà’ mi pare un po’ eccessivo se si parla di un legame fondato sull’amore vero e autentico. Credo che di fondamentale ci sia tanto altro: le attenzioni l’uno per l’altra, il ritagliarsi del tempo insieme anche dopo l’arrivo dei figli, proporsi qualcosa di nuovo per non cadere nell’abitudine. Concordo sul fatto che ci sono milioni di coppie che stanno insieme perché ‘lasciarsi è troppo impegnativo’, perché ‘poi la gente critica e parla dietro’. Beh, credo che qualsiasi cosa decidiamo di fare, la gente parlerà comunque. Tanto vale tentare la strada per la felicità. Quante foto sui social, quanti sorrisi ma, realmente, quante famiglie felici ci sono dietro? Ci preoccupiamo del mondo dimenticando cosa vogliamo veramente noi, chi siamo, chi vogliamo essere. Promettiamo sull’altare forse con troppa facilità, ma non per forza perché ‘ci sposiamo lì soltanto per far felice il coniuge’. Forse è solo perché in fondo siamo fiduciosi, perché non sappiamo davvero cosa sia la vita coniugale, perché sul banco, accanto al foglietto, dovremmo trovare tutti un libretto di istruzioni. Chissà, magari sarebbe tutto più facile.
Buongiorno Allie, grazie per avere esposto il tuo pensiero. La frase “se me la dà”, nonostante la collocazione ironica nell’articolo, ha un contenuto che pesa. In un articolo precedente, “Hai bisogno di fare sesso?”, ho valutato un aspetto che ritengo sia causa di una bella fetta di separazioni; mi piacerebbe molto se lo leggessi e mi dicessi la tua! È ovvio, e sono d’accordo con te, quando parli dei molteplici aspetti che riguardano la vita di tutti i giorni in una coppia. Per quanto riguarda “l’essere fiduciosi”, io credo che bisogna guardarsi intorno e smettere di credere nelle favole…
Allora Roberto io non l ho mai fatta, ero troppo giovane e non la reputavo necessaria: se ami lo fai senza dover sottoscrivere un contratto. Anzi l assenza di quel contratto ti consente di scegliere “liberamente” la persona che ti starà accanto tutta la vita. Quelle promesse io le ho pronunciate comunque, ho attribuito loro un grande significato, ci ho creduto, con grande riconoscenza da parte della parentela che ha visto salvaguardate le loro finanze.
Ma attento: IO le ho pronunciate!!
Quando ami sei in grado di donarti, e mantener fede a quelle promesse non è difficile. Ma poi realizzi che gli uomini e le donne hanno esigenze diverse: ne hai parlato nel tuo diario e anche qui è venuto fuori come voi maschietti abbiate un`unica esigenza e che se questa viene regolarmente soddisfatta va tutto bene. Neanche poi tanto in realtà perché, sempre nel diario, hai sottolineato come dopo l amplesso ci sia da parte vostra un brusco ritorno alla realtà e di conseguenza noi femminucce veniamo viste diversamente. E questo credo che dipenda dall epoca in cui stiamo vivendo. Un tempo i valori erano altri, le donne erano viste e trattate diversamente, oggi c è promiscuità, tutto è consentito e facilmente ottenibile. Ho vissuto di grandi esempi e posso dire con certezza che le promesse matrimoniali NON sono utopia ma qualcosa di realizzabile se si ha la fortuna di incontrare la persona giusta, di riconoscerne il valore e quindi di decidere di arricchirsi.
Buongiorno… Mi trovi d’accordissimo quando dici che hai comunque pronunciato quelle parole senza bisogno di sottoscrivere un contratto; se ami sei in grado di mantenere certe promesse. Però, il problema che ho sottolineato nell’articolo riguarda proprio la promessa: “finché morte non ci separi”. Promettere di amare per tutta la vita è un’altra cosa! Poi, quando dici che un tempo i valori erano altri non mi trovi tanto d’accordo, o meglio, il valore della famiglia era diverso in merito a tanti fattori, però, tante cose non venivano fuori per la paura di uscire allo scoperto, perché era una vergogna, non tanto per l’amore che salvava tutto! In una coppia, i ruoli erano diversi, la donna non aveva la propria indipendenza e, in molti casi, subiva ingiustamente tacendo e mantenendo, di conseguenza, la famiglia unita “nella buona e nella cattiva sorte”.
Hai ragione ma oggi in modo troppo evidente ed esplicito la donna è vista come oggetto sessuale che fin quando ti fa comodo utilizzi; personalmente se incontrassi qualcuno che sa cosa vuole dare e cosa vuole ricevere da me mettendo in gioco tante altre componenti del rapporto la promessa è più che auspicabile.
Per prima cosa, la formula “finché la morte non ci separi”, é già stata eliminata dal giuramento e meno male! Si sa che ormai chi si sposa, lo fa basandosi nell’amore che prova nel tempo presente nei confronti dell’altro e che col tempo potrebbe cambiare, poiché i sentimenti in generale non sono stabili. Quello che dovrebbe essere giurato é mantenuto é il rispetto reciproco in tutte le circostanze.
Si, presumo che adesso la frase “finché morte non ci separi” viene sostituita con “per tutti i giorni della mia vita”, un modo meno “pesante” per esprimere lo stesso concetto. Hai centrato un argomento che mi sta molto a cuore e sul quale, ognuno di noi, dovrebbe centrare la propria vita: il rispetto. Ho pubblicato un articolo su questo argomento, mi piacerebbe molto se lo leggessi e mi dicessi cosa ne pensi. A presto! http://robertopuccio.blog/2020/10/30/rispetto/